tag:blogger.com,1999:blog-5615111069610262962024-03-05T08:41:28.125-08:00Farnesina Radicalememorie scelte di 20 anni in giro per il mondo per il Partito Radicaleperdukistanhttp://www.blogger.com/profile/04660416761919213007noreply@blogger.comBlogger14125tag:blogger.com,1999:blog-561511106961026296.post-65968896041678971082019-02-08T12:01:00.002-08:002019-02-08T12:11:26.239-08:00introduzione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Chiaramente questo libro, proprio come il Partito Radicale e molte delle conquiste politiche e culturali dell’Italia, non sarebbe stato possibile senza Marco Pannella. Per il quale non saranno mai sufficienti tutte le parole - e parolacce - che uno può immaginare per ringraziarlo come si deve.</span><br />
<br style="color: #222222; font-family: arial, helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;" />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Ho incontrato Pannella per la prima volta nel marzo 1994, al funerale del militante radicale fiorentino Andrea Tamburi trovato morto a Mosca in circostanze mai chiarite. La seconda, quella in cui finalmente ci parlammo, fu l’anno successivo durante la campagna per l'elezione del Sindaco di Firenze dove i radicali, assieme al Partito Popolare Italiano e Forza Italia sostenevano il sindaco uscente, il socialista Giorgio Morales. In mancanza di meglio, ero stato piazzato capolista della Lista Pannella.</span><br />
<br style="color: #222222; font-family: arial, helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;" />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Poco prima di salire sul mega-palco in Piazza della Repubblica (ricordo ancora com'ero vestito) Pannella salutò Vincenzo Donvito, il coordinatore dei radicali fiorentini, dicendogli “e questo chicazz'è?!”. Provate voi ad aprire un comizio di Pannella in generale, provate poi a farlo dopo aver udito di straforo questo scambio… Fortunatamente, non essendo timido, il comizio fu aperto sena intoppi e, grazie a Pannella, andò alla grande. Naturalmente non facemmo eletti.</span><br />
<br style="color: #222222; font-family: arial, helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;" />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Rividi Pannella qualche settimana dopo al funerale di Alex Langer alla Badia Fiesolana, ma non mi potei avvicinare per salutarlo perché la chiesa straripava e la sua orazione funebre era stata straziante.</span><br />
<br style="color: #222222; font-family: arial, helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;" />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Negli anni 2000 m’è capitato di accompagnare Pannella in missioni in Europa, Asia e Africa; dovunque e con chiunque fossimo era come se stessimo in una riunione di quelle in “saletta”, la situation room di via di Torre Argentina 76 dove tutti, anche l’ultimo arrivato, avevano la possibilità di dire la propria e trovare in Pannella un orecchio attento. Molto fumo, ma tanto tanto, ma anche molto arrosto.</span><br />
<br style="color: #222222; font-family: arial, helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;" />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Pannella parlava con tutti e, forse ancor di più, ascoltava tutti, riusciva a cogliere spunti anche nel commento di chi passava lì per caso. L’unica differenza tra le fumose riunioni romane e gli incontri in quelle missioni era che il tutto spesso avveniva in lingue che Pannella non parlava. Che fossero le udienze col Dalai Lama o le tre ore col premier cambogiano Hun Sen, passando per le decine di chiacchiere con militanti dei diritti umani tibetani, ceceni, uyguri, montagnards, hmong, khmer krom, sind, baluci, assiri, haredin, fino a meno esotici croati, albanesi o kosovari o qualche Lord britannico, mi sono trovato molto spesso a tradurre Pannella in inglese. Una volta, col Presiden dell’Open Society Institute Aryeh Neier, ci intrattenemmo per quasi due ore con Pannella che gli parlava il suo francese perché aveva saputo che la moglie del suo interlocutore era francese...</span><br />
<br style="color: #222222; font-family: arial, helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;" />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Difficile per alcuni da seguire in italiano, Pannella, quasi miracolosamente, era traducibilissimo nella lingua di Shakespeare. Bastava solo seguirlo attentissimamente con la stessa concentrazione che occorreva quando dettava lettere o comunicati stampa al telefono.</span><br />
<br style="color: #222222; font-family: arial, helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;" />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Agli interlocutori più sconosciuti Pannella non pareva mai un eccentrico o un folle, la sua fama di leader politico lo precedeva tanto a Washington quanto a Nouakchott, a Parigi come a Niamey, a Londra come a Tirana. Era - e resterà - la fama di qualcuno che viveva di e per la politica, spesso nutrendosi di null’altro che non fosse la speranza che col suo esempio rappresentava.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Tradurlo, spesso ripetendo le stesse cose, mi ha reso indelebili nella memoria alcune espressioni, oltre che il suono della sua voce. Anche se alle volte eravamo stanchi morti, o incontravamo inutili figuri, per me è stato un onore, più ancora che un onere, far conoscere a molti il verbo pannelliano.</span></div>
</div>
perdukistanhttp://www.blogger.com/profile/04660416761919213007noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-561511106961026296.post-758911582852732332019-01-10T09:39:00.000-08:002019-01-10T09:43:33.097-08:00Operazione Kok Ksor<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;">
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Courier New, Courier, monospace;">Molto prima dei pericolosi "elementi contro-rivoluzionari" Pannella e Perduca, per Hanoi il nemico pubblico numero uno, rappresentante della peggiore "reazione”, si chiamava Kok Ksor. Oggi cittadino statunitense e presidente della Montagnard Foundation incorporata negli Stati Uniti, Kok Ksor è l'erede di Y Bham Enuol, il fondatore del FULRO, il Front Uni de Lutte des Races Opprimées.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br style="color: #222222;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Courier New, Courier, monospace;">Kok Ksor mi era stato “raccomandato” nell'aprile del 2000 da Penelope Faulkner mentre ero alla 56esima Commissione diritti umani di Ginevra, l'anno in cui la Russia chiese l'espulsione del Partito Radicale dalle Nazioni Unite. Penelope è una inglese che ha imparato talmente bene il vietnamita da comporre liriche con il nom del plume di Y Lan e che dagli anni Settanta è la più stretta e fidata collaboratrice di Vo Van Ai, il portavoce della Chiesa buddista unificata del Vietnam.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br style="color: #222222;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Courier New, Courier, monospace;">Vo Van Ai e Marco Pannella si conoscevano dalle marce nonviolente di Parigi degli anni Sessanta, quando i giovani monaci buddisti facevano il giro delle capitali occidentali durante la prima guerra indocinese per avvertire pacifisti di destra e sinistra che né il nord comunista né il sud capitalista e autoritario avrebbero rappresentato un futuro migliore per il Vietnam indipendente. La nonviolenza dei bonzi vietnamiti era diversa da quella gandhiana. Non di rado, in Europa, giovani monaci si auto-immolavano in luoghi pubblici per richiamare l'attenzione su ciò che accadeva nel loro paese. La lettura dei monaci buddisti e quella radicale del contesto indocinese erano simili, le reazioni però differivano alla radice. Quella dei bonzi era una disperazione simile a quella che oggi caratterizza alcuni tibetani, i Radicali ritenevano invece che occorresse far conoscere la "terza via" della non-violenza e del dialogo per scongiurare la guerra ed evitare ciò che che sarebbe seguito - e che in effetti seguì.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br style="color: #222222;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Courier New, Courier, monospace;">L’anno dopo il nostro veloce incontro a Ginevra nel 2000, Kok Ksor si iscrisse per la prima volta al Partito Radicale e, per diversi anni, lo seguirono anche centinaia di Montagnard sparsi nelle Caroline del nord e del sud degli USA. Da allora, e fino a quando si son tenute, Kok Ksor ha sempre partecipato alle riunioni del Partito Radicale.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br style="color: #222222;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Courier New, Courier, monospace;">La 58esima sessione della Commissione diritti umani dell'ONU dell’aprile del 2002 si teneva a una settimana dal 38esimo Congresso del Partito Radicale che simbolicamente era stato convocato proprio a Ginevra per marcare la sua ormai crescente caratterizzazione onusiana. Quel congresso era stato organizzato a sette anni dall'ultimo e quanto successe in quei quattro giorni e notti, così come nei sette mesi che lo separarono dalla seconda sessione a Tirana, meriterebbe un libro per conto suo. Oltre ad affrontare le complesse problematiche di ritorno alla legalità statutaria del Partito e le "solite" guerre intestine, quel Congresso vide una straordinaria partecipazione di ospiti e iscritti transnazionali.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br style="color: #222222;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Courier New, Courier, monospace;">Tra i quasi mille registrati c'erano sicuramente anche "spie", "agenti provocatori" e altrettanto sicuramente "emissari" di quei paesi che nel 2000, alleati della Federazione russa, erano stati sonoramente sconfitti nel voto con cui il Consiglio Economico, Sociale e Culturale (ECOSOC) aveva rigettato la richiesta di Mosca di espellere il Partito dalle Nazioni unite. La qualità e i temi affrontati nel dibattito generale o in commissione, oltre che naturalmente la mozione finale adottata in chiusura, non fecero altro che confermare le caratteristiche politiche di un'organizzazione non-governativa dedita a denunciare senza sconti le violazioni dei diritti umani in decine di Stati Membri dell'ONU. Siccome le violazioni sono spesso frutto di precise scelte dei governi, le denunce del Partito Radicale erano di carattere politico e ritenute alla stregua di attacchi in violazione delle risoluzioni che consentono l’affiliazione delle ONG con l’ECOSOC.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br style="color: #222222;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Courier New, Courier, monospace;">La mozione generale del 38esimo Congresso, tra le varie cose, indicava come prioritarie le iniziative volte a:</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br style="color: #222222;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Courier New, Courier, monospace;">- individuare le modalità di realizzazione, a partire delle esperienze compiute per la situazione in Afghanistan, in Cecenia e in Italia, un satyagraha lungo un anno, per promuovere un processo politico che facesse dell'instaurazione della democrazia e del regime delle libertà una priorità della comunità internazionale;</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br style="color: #222222;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Courier New, Courier, monospace;">- fare delle lotte per la libertà della Cecenia, dell’Uighuristan e del Tibet obiettivo politico prioritario, non solo al fine di tutelare la concreta possibilità di salvezza umana e civile di popoli e individui minacciati da campagne di odio, persecuzione e genocidio, ma anche per riproporre il tema, assolutamente decisivo per gli scenari geopolitici internazionali, della democratizzazione e liberazione civile degli "imperi" russo e cinese;</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br style="color: #222222;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Courier New, Courier, monospace;">- promuovere, anche in risposta alla minaccia del terrorismo, una "offensiva democratica" per l'ingresso di Israele nell’Unione europea e per l'instaurazione della democrazia in Tunisia;</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br style="color: #222222;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Courier New, Courier, monospace;">- rilanciare la campagna per la riforma delle convenzioni internazionali in materia di droga, sulla base degli studi prodotti nell'ultimo decennio dal Cora-Coordinamento Radicale antiproibizionista e dalla LIA, Lega Internazionale Antiproibizionista, collaborando altresì con quanti, nei cosiddetti "paesi produttori", individuano nella legalizzazione delle droghe la condizione essenziale per la rinascita civile ed economica;</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br style="color: #222222;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Courier New, Courier, monospace;">- individuare tutte le iniziative opportune affinché vengano precisati al più presto obiettivi concreti sul tema dell’Organizzazione mondiale della democrazia, a partire dalla proposte emerse dal dibattito congressuale, per la "Communities of Democracies", per l’istituzione di una Corte Mondiale dei Diritti Umani o di una Corte Costituzionale Internazionale;</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br style="color: #222222;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Courier New, Courier, monospace;">- elaborare le basi di una campagna per l'integrazione dei paesi balcanici e caucasici nell’Unione europea e per la "esportazione" del sistema democratico nel continente asiatico, valorizzando il contributo non riconosciuto della democrazia indiana e contrastando l'avanzante diffusione del "modello cinese".</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br style="color: #222222;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Courier New, Courier, monospace;">In caso di un altro “passo falso” alla Commissione Diritti umani, la dimostrazione che il Partito Radicale non solo era un partito politico ma era anche dedito a lanciare attacchi motivati contro Pechino, Mosca, Tunisi e magari pure Bogotà e Lima, sarebbe stata agevole attraverso l’uso di quel documento - molto di più rispetto a quanto non avesse fatto la Federazione russa nell’estate del 2000.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br style="color: #222222;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Courier New, Courier, monospace;">Le munizioni per la rivincita degli stati autoritari membri dell’ECOSOC sembravano esser pronte per esser utilizzate.</span></div>
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</div>
perdukistanhttp://www.blogger.com/profile/04660416761919213007noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-561511106961026296.post-42790572075429757902018-11-04T11:13:00.000-08:002018-11-04T11:17:40.420-08:00Marcotraffico<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: right;">
<span style="background-color: transparent; color: black; font-family: "garamond"; font-size: 12pt; font-style: italic; font-variant: normal; font-weight: 400; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre;">Oh oh catch that buzz</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: right;">
<span style="background-color: transparent; color: black; font-family: "garamond"; font-size: 12pt; font-style: italic; font-variant: normal; font-weight: 400; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre;">Love is the drugs I'm thinking of</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: right;">
<span style="background-color: transparent; color: black; font-family: "garamond"; font-size: 12pt; font-style: italic; font-variant: normal; font-weight: 400; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre;">Oh oh can't you see</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: right;">
<span style="background-color: transparent; color: black; font-family: "garamond"; font-size: 12pt; font-style: italic; font-variant: normal; font-weight: 400; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre;">Love is the drug for me</span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: right;">
<span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">Love is the Drug</span></span></div>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "courier new" , "courier" , monospace; line-height: 19.5px;"></span><br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: right;">
<span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">Roxy Music</span></span></div>
<div>
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">[...]</span></div>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "courier new" , "courier" , monospace; line-height: 19.5px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "courier new" , "courier" , monospace; line-height: 19.5px;">Nel sistema delle Nazioni unite esiste un ufficio interamente dedicato al controllo delle droghe e del crimine. Ha sede a Vienna e le sue varie divisioni, come quella sulle armi atomiche o quella che hanno a che fare con l'industrializzazione del globo, sono situate nella cosiddetta UNOCity - un'orribile costruzione grigia e arancione sulla riva sinistra del Danubio che ricorda i film di 007 degli anni Settanta. Una volta l'anno i 54 paesi membri della Commissione ONU sulle droghe (CND) si riuniscono in seduta plenaria per valutare possibili azioni congiunte volte a garantire la piena applicazione delle tre Convenzioni internazionali sulle droghe. La CND dipende dall'ECOSOC; lo status consultivo del Partito Radicale consentiva quindi di partecipare ai lavori della Commissione di Vienna. Per motivi logistici, la rappresentante del Partito Radicale alla CND di Vienna era Marina Szikora, che viveva a Budapest.</span><br />
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "courier new" , "courier" , monospace; line-height: 19.5px;">Poco dopo l'arrivo di Arlacchi alle Nazioni unite, Marco Cappato mi raggiunse all’ufficio di New York del Partito Radicale. Nel 1996 l'Assemblea generale ONU aveva finalmente accolto l'offerta dell'Italia di ospitare una conferenza diplomatica di plenipotenziari per definire e adottare lo statuto di quella che sarebbe diventata la Corte penale internazionale. L'offerta italiana era una delle eredità del contratto elettorale tra i Radicali e Forza Italia del 1994 e la conferenza diplomatica si sarebbe tenuta a Roma per cinque settimane tra giugno e luglio del 1998. L'associazione radicale Non c'è Pace senza Giustizia aveva ottenuto un significativo finanziamento dall'Open Society Institute di George Soros e dall'Unione europea per organizzare una serie di conferenze per accompagnare la stesura finale dello statuto della Corte. In base agli accordi, l’ufficio di New York del Partito Radicale sarebbe diventato la principale sede di lavoro per il coordinamento degli incontri in tutto il mondo.</span><br />
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "courier new" , "courier" , monospace; line-height: 19.5px;">Per un intero anno con Cappato ci spostammo da New York verso Washington, Atlanta, Bruxelles e Dakar per dar seguito a quei finanziamenti ma, al contempo, non ci facemmo mancare altri side project, o come si dice in inglese pet project - “capricci” -, tra questi c’era evitare che il Partito Radicale rimanesse fuori dal lavoro della Commissione droghe dell'ONU. Il motivi principale di questo ulteriore impegno era la convocazione di una sessione speciale dell'Assemblea Generale, UNGASS, interamente dedicata alle sostanze stupefacenti e che si sarebbe tenuta agli inizi di giugno del 1998 a Palazzo di Vetro a dieci anni dopo l’adozione della convenzione contro il traffico illecito di droghe e sostanze psicotrope.</span><br />
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "courier new" , "courier" , monospace; line-height: 19.5px;">Pino Arlacchi era il vice-segretario generale delle Nazioni unite a cui era stato affidato il compito di preparare quella sessione speciale e di far in modo che la società civile, le organizzazioni non-governative, potesse "contribuire" al dibattito. L’ordine del giorno dell’UNGASS non era particolarmente innovativo, ma il contesto generale si presentava stimolante, in quel periodo infatti il maggiore produttore di oppio per eroina era l’Afghanistan dove continuava da anni un conflitto armato interno e dove da qualche tempo un gruppo di talebani - dal persiano ṭālibān studenti - controllava due terzi del paese imponendo un Islam sunnita estremista e violento.</span><br />
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "courier new" , "courier" , monospace; line-height: 19.5px;">Dall'autunno del 1997, nella capitale austriaca furono convocati diversi comitati di preparatori, detti PrepCom, per definire i dettagli dell'agenda della sessione speciale e per identificare le priorità d’azione. Dopo un semestre di confronto con gli Stati membri e le altre agenzie coinvolte nel “controllo internazionale delle droghe”, Arlacchi decise che la principale proposta da avanzare in plenaria dovesse essere, nientepopodimenoché, la cancellazione di tutte le droghe dalla faccia della terra con un doppio piano quinquennale!</span></div>
perdukistanhttp://www.blogger.com/profile/04660416761919213007noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-561511106961026296.post-34197498553829648152018-11-03T14:04:00.001-07:002018-11-03T14:04:19.603-07:00E ora?<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Marco Pannella è morto il 19 maggio del 2016 all’età di 86 anni dopo qualche mese di ritiro domestico e alcuni anni di progressivo peggioramento delle sue condizioni psico-fisiche. L'elaborazione del lutto è un’esperienza personale e, con tutto quel che ciò comporta, attiene alla dimensione emotiva dell'individuo. Certo, nei casi in cui l'“oggetto relazionale” del lutto è un personaggio pubblico, il "personale" diventa "politico", ma le implicazioni psicologiche del singolo non possono collettivizzarsi al punto da prendere il sopravvento sulla realtà.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">La scomparsa di Pannella sembra esser diventata il motivo (ri)fondante della politica radicale, anzi Radicale con la "R" maiuscola. C'è chi ne sente la mancanza, chi l'assenza, chi non vedeva l'ora, chi ne recupera le citazioni più sconosciute, chi sbertuccia gli slogan più noti, chi tappezza i canali social con foto rubate o immagini storiche, chi lo usa come arma fratricida, chi se ne sbatte altamente. Chi ne ricorda i momenti duri, chi l'umanità e la generosità, chi preferisce il Pannella abruzzese chi quello transnazionale, chi quello degli albori chi quello della soffitta, chi fa emergere i propri o altrui odii, chi pratica ipocrisie o millanta ricordi, chi, a un certo punto, lo voleva quasi reincarnato nei gabbiani che non smettevano di occupare gli abbaini della sua soffitta dietro Fontana di Trevi. Insomma un caos molto umano e, se Pannella fosse ancora vivo, magari anche foriero di creatività, sol che Pannella purtroppo non c'è più, e questo è un dato di fatto che occorre tener bene a mente per il futuro della politica radicale.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">La morte di Pannella, almeno per me, non "sembra ieri". Un po' perché il "mio" Pannella non era più lui dal 2011, un po' perché le mie elaborazioni dei lutti sono, magari per un superficiale ed egoistico riflesso auto-difensivo, veloci. La psichiatra svizzera Elisabeth Kübler Ross, considerata la fondatrice dell'approccio psicotanatologico all'elaborazione del lutto, ha teorizzato cinque fasi di questo complesso processo ma le inquadra comunque in un lasso temporale definito intorno all'anno.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">I primi mesi senza Pannella sono stati mesi di grandi - prevedibili, se non previste o ricercate - rotture tra chi ha "subito" il lutto. Contrasti che hanno portato a una profonda revisione di cosa possa, debba o voglia essere la politica Radicale e di chi sia titolato a possa esser all'altezza dell’abusato motto "fai quello che devi, accada quello che può".</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Far qui il catalogo di chi abbia detto o fatto cosa, come, con chi e perché sarebbe cosa (forse) utile ma magari poco opportuna a conclusione di un libro di memorie personali. Men che meno mi par utile interrogarsi sul "cosa avrebbe detto" o "cosa avrebbe fatto" Pannella relativamente alle attualità politiche italiane e mondiali. Eppure se ne son sentite di tutti i colori. C’esta la vie.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Per anni chi ha scritto su Pannella l’ha descritto come narciso, mangiatore di figli, egocentrico, istrione, guitto, guru eccetera. Ma contrariamente a quanto questi pannellologi abbiano messo in fila, Pannella non era dedito al culto della (propria) personalità, se così fosse stato infatti si sarebbe occupato, tra le altre cose, di lasciare dettagliate istruzioni per il "dopo di lui" per individuate priorità, metodi e meriti per la tutela della sua eredità personale e politica e il suo buon nome e/o immagine. Invece non ha lasciato un testamento né disposizioni anticipate di trattamento. Ha scelto di non scegliere offrendosi al riciclo e al riuso di chiunque. Molto pannelliano a pensarci bene.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Sapendo di non star bene da diverso tempo, e non avendolo comunicato pubblicamente come invece aveva fatto Emma Bonino quando le fu diagnosticato un tumore, Pannella, in piena e totale libertà, ha lasciato quelli che l'hanno seguito negli anni, e fino agli ultimi giorni, di fronte alle proprie responsabilità. Certo ha lasciato il patrimonio a uno solo, ma questo ai miei occhi è un dettaglio politicamente irrilevante.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Pannella non era un pedagogo, non si preoccupava di formare discepoli, faceva politica radicale, quindi liberale, nonviolenta e riformatrice. Sicuramente aveva pesanti ascendenti su chi lo frequentava, ma come si "riuscisse a dar corpo" alle idee, sue o di altri Radicali, era lasciato alle individualità che s'incamminavano con lui o il Partito Radicale verso il perseguimento di obiettivi precisi. Tra questi sicuramente non c'era l'ottimizzazione delle risorse o quella dei talenti. Nessuno è perfetto.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Però a tutto c'è, anzi ci deve essere, un limite. Il futuro della politica Radicale non può esser rivolto al passato né al mantenere vivo un ricordo tanto indelebile quanto ineludibile come quello di quel che è stato Marco Pannella per il Partito Radicale e la storia politica italiana, europea e internazionale. L'agenda politica globale è piena di riscaldamenti tellurici, big data, intelligenza artificiale, blockchain, bitcoin, microdosing, genome editing, pulizie etniche e discriminazioni di ogni genere e specie da prendere in considerazione con analisi e proposte radicali urgentemente.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">A me Pannella non manca, e non lo dico perché mi sia “emancipato” o “affrancato” politicamente, non mi manca perché sono abituato a far tesoro delle reali presenze più che rimanere imbrigliato (o imbrogliato) dalle assenze favoleggiando di metafisiche compresenze.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">La morte di Pannella è stata un "bomba libero tutti". Dall'inizio della fase finale della sua malattia, la dirigenza radicale non si è riunita intorno al Partito, alle sue lotte e a quello che i Radicali hanno rappresentato in Italia e nel mondo. Malgrado per qualche mese ci sia stato chi ha ripetuto meccanicamente "spes contra spem" uno degli ultimi slogan pannelliani , ognuno è andato per la propria strada ritenendo di dover continuare a fare quello che aveva fatto in passato - anche niente o il contrario di quello che Pannella chiedeva.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Sebbene non siano mai mancati momenti di aspro confronto interno, anche pubblico, su tutto lo scibile politico e umano rappresentato dalla cosiddetta “galassia radicale”, dal congresso del 2011, l’ultimo a cui Pannella ha partecipato, nessuno ha ritenuto che fosse prioritario riflettere sul perché, in tutti questi anni e a fronte a importanti obiettivi raggiunti, il Partito Radicale in quanto tale non fosse mai riuscito a diventare un soggetto politico realmente transnazionale con un numero significativo di iscritti e dirigenti non italiani e una costante presenza attiva di parlamentari di ogni appartenenza partitica e provenienza geografica.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Non ho partecipato al 40esimo congresso del Partito Radicale perché, a differenza di quanto sarebbe stato opportuno fare all'indomani della scomparsa dell’inventore del di quel modello e modo di far politica, e cioè prendersi tutto il tempo necessario per riflettere profondamente sui successi politici e gli insuccessi "partitici", si è voluto corrispondere immediatamente a una richiesta di convocazione straordinaria promossa dal Tesoriere Maurizio Turco e accolta da un terzo degli iscritti al partito che, Pannella vivo, non era mai stata presa in considerazione. Della dirigenza solo Emma Bonino non andò. Le sue motivazioni non son state messe nero su bianco. Le mie sono che con questo modo di fare il Partito si pone agli antipodi del modus operandi che mi aveva fatto avvicinare alla politica.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Era necessario convocare un congresso, ma la sua organizzazione, pur necessaria e urgente, non aveva motivo d'esser immediata. La fretta è sempre cattiva consigliera, e c’erano decine di modi di dire pannelliani che avrebbero potuto suggerire un saggio modo di procedere. E, se fosse in effetti vero che i “mezzi prefigurano i fini”, la convocazione frettolosa del momento della presa delle decisioni per il futuro di un’organizzazione politica da parte di un soggetto politico in lutto non poteva che prevedere il cupio dissolvi.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Partecipare a un congresso per me non ha mai voluto dire fare politica - anche perché, molto spesso, i più formidabili animatori di quei consessi il giorno dopo scompaiono nel nulla - ma senza un momento di confronto pubblico su snodi politici e aspetti organizzativi, senza individuare priorità perseguibili e capire su quali gambe e spalle si possa caricare quel fardello la politica non c'è. C’è agitazione propagandistica fine a se stessa.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Nei suoi 70 anni di militanza, Pannella ha fatto propri, usato, rilanciato e interpretato simboli di ogni genere e provenienza. Ma ai richiami, alle allusioni e alle evocazioni, Pannella faceva sempre seguire un progetto politico che tenesse insieme metodo e merito, avanzava proposte che fossero capaci di coinvolgere, magari solo per un brevissimo tratto di strada, anche il peggior delinquente o avversario politico perché, laicamente, anteponeva obiettivi di riforma generale a interessi particolari. Se queste non erano all’altezza, si cercava il modo migliore per affinarle. Questo approccio di “pensiero e azione” valeva anche per le dinamiche di partito.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Dalla sua transnazionalizzazione, avvenuta al XXXV congresso di Budapest nel 1989, il Partito Radicale ha tenuto quattro congressi e, con forse un paio d'anni di eccezioni, non è mai riuscito a far vivere pienamente il proprio statuto. Eppure non c'è stata riunione, anche negli ultimi anni, in cui non si siano sentiti riferimenti aulici allo Statuto, un documento che non conosce probiviri, che consente l'iscrizione a chiunque e che prevede, tra le altre cose, un presidente d'onore, un segretario, un tesoriere, un consiglio generale composto da 50 membri - metà eletti dal congresso e metà da eleggersi tra i "legislatori" iscritti - e che nel 2002 fu modificato per creare un organo chiamato “senato” che raccoglieva le cosiddette "associazioni costituenti" il partito.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Secondo quel venerato Statuto, il congresso andrebbe convocato a cadenza fissa ogni due anni. Dal momento dell’effettiva transnazionalizzazione son stati convocati congressi nel 1992-3, nel 1995, nel 2002 di nuovo in due sessioni e nel 2011 in altrettante due parti, poi quello a Rebibbia dell’agosto 2016.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Fino alla morte di Pannella ci si poteva dichiarare “radicali” se iscritti al Partito Radicale. A poco importava condividerne le idee o le battaglie, senza la tessera non c’era il “diritto” all’appellativo. Naturalmente non era scritto da nessuna parte, semplicemente lo aveva stabilito verbalmente Pannella. E, lui vivo, aveva un senso. Oggi non più.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Per anni all'organizzazione di un soggetto politico transnazionale e transpartitico è sempre stata privilegiata la lotta politica - e parlamentare - nazionale, internazionale, nonviolenta, dentro e fuori le istituzioni. Una scelta che per tre decenni, grazie a campagne specifiche che negli anni si sono organizzate e strutturate in associazioni autonome ma non indipendenti, ha aperto e chiuso uffici, fatto iscrivere parlamentari, membri di governo, intellettuali, giornalisti e militanti dei diritti umani. Alcune di quelle fasi sono raccontate in queste pagine.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Mi sono iscritto al partito radicale per la prima volta nel 1994 con la convinzione, comunicata nella lettera all'allora segretaria Emma Bonino che si trova in esordio di queste memorie, che le battaglie transnazionali contro la pena di morte, per la creazione dei Tribunali ad hoc per la ex-Jugoslavia e il Ruanda, l'istituzione di una Corte Penale Internazionale e l'antiproibizionismo - oltre che una lingua internazionale - fossero obiettivi politici non solo condivisibili ma concretamente perseguibili da un soggetto politico nuovo che guardava al futuro con proposte di governo di fenomeni enormi.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Da allora, con la sola eccezione di Emma Bonino, credo di esser il militante, dirigente e parlamentare radicale che maggiormente ha avuto l'onore e l'onere di girare il mondo per tentare di raggiungere gli obiettivi fissati nelle mozioni dei primi anni Novanta partecipando a decine di missioni e conferenze in mezzo mondo per le associazioni radicali Non c'è Pace senza Giustizia e Nessuno Tocchi Caino, le attività della Lega internazionale Antiproibizionista o quelle della Esperanto Radikala Asocio e, più tardi, dell'Associazione Luca Coscioni. Allo stesso tempo, e per quasi 20 anni, ho anche coordinato alle Nazioni unite di New York, Ginevra e Vienna le attività del Partito Radicale - l’unica organizzazione non-governativa che in due occasioni ha sconfitto uno stato membro che la voleva punire per il suo sostegno ai nemici di governi autoritari. Sono stato accusato pubblicamente di aver distrutto il Partito Radicale.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Per me il Partito Radicale, e le sue associazioni costituenti, con le loro iniziative, pregi e difetti, non sono state un'evocazione di una politica in potenza, sono state una mia occupazione quotidiana per un ventennio. Ho visto che cosa può esser fatto e come, oltre che cosa non è mai stato fatto e perché non poteva esser fatto. Ho anche visto chi si è impegnato per provarci.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Per anni ho partecipato convintamente anche all'esercizio retorico del recupero della speranza che l'unione laica di forze all'interno di un partito transnazionale e transpartito - forze che spesso laiche non erano - potesse suscitare qualcosa di nuovo, di riformatore, di liberale. Sicuramente sono più i casi in cui quegli auspici non si son verificati per come proposti che il contrario, ma son convinto che senza quei tentativi, anche quelli non andati a buon fine, l'Italia, e altre zone del mondo che si aprivano alla democrazia dove il Partito Radicale è riuscito operare, oggi vivrebbero in condizioni peggiori.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Le piegature pannelliane delle regole interne, come quelle della lingua italiana, e anche di qualche fase della storia patria, avevano sempre obiettivi ulteriori, a volte più grandi altre meno importanti, ma si trattava di obiettivi che erano frutto di una visione d'insieme che veniva da lontano e che alla fin fine non faceva mai "perder tempo" anzi, lo facevano guadagnare, nella speranza che, assieme alle lotte crescesse anche il partito, il Partito Radicale Transnazionale e Transpartito.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Credo che il Partito Radicale, a cui non sono iscritto dal 2017, abbia bisogno di gente che s'impegni su qualcosa di chiaro e di perseguibile, che s'adoperi per reperire risorse umane e finanziarie, che privilegi la politica al "resto" - spesso anche all'organizzazione della propria esistenza. Ma credo anche che insistere con la necessità di far vivere un soggetto politico transnazionale e transpartitico senza interrogarsi sul perché non sia stato possibile che questo sia esistito per come era stato immaginato dal suo ideatore in fasi storiche in cui tanto Pannella quanto Bonino erano al massimo della forma fisica e politica e si contavano molti parlamentari "radicali" eletti in Italia e a Bruxelles, sia una nuova prassi che fa economia della teoria. E della realtà dei fatti.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Pannella piuttosto che vincere voleva convincere. Con la sua morte è finita la finzione di promuovere un simulacro di soggetto politico ritenendolo l’unico capace di far politica organizzata con metodi e meriti all’altezza del compito. "Essere all'altezza" di una storia, una tradizione, una teoria della prassi, dovrebbe prendere il posto del motto "essere speranza".</span></span></div>
perdukistanhttp://www.blogger.com/profile/04660416761919213007noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-561511106961026296.post-75071454233981880892018-10-27T12:38:00.000-07:002018-10-27T12:38:29.850-07:00autobiografie<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Queste pagine sono, molto più semplicemente, il prodotto della "tentazione del cronista", l'altro ingrediente necessario, sempre secondo Koestler, che occorre per parlar di sé raccontando pezzi di vita vissuta ricostruendoli attraverso una miscela di ricordi personali e “appunti” conservati o recuperati in qualche modo di un signor nessuno, io.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Le autobiografie assumono interesse per un personaggio di rilievo pubblico per motivi storici, letterari, scientifici, artistici o culturali, mentre le memorie di sconosciuti possono essere interessanti perché, magari attingendo da esperienze personali, possono offrire testimonianze di una determinata fase storica, momento politico, ambiente culturale o di costume, o altro, che possono arricchire con punti di vista personali o liminari quanto contenuto nei libri di storia. Esistono decine di memorie scritte da spettatori minori di eventi storici, come soldati semplici, servitori di personaggi storici, vittime o superstiti di eventi tragici, deportati in lager e gulag ecc.</span></span></div>
perdukistanhttp://www.blogger.com/profile/04660416761919213007noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-561511106961026296.post-43141335809465358102018-10-21T13:02:00.003-07:002018-10-21T13:03:08.553-07:00un po' di storia<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Una settimana dopo l’UNGASS di New York sulle droghe, si sarebbe inaugurata la Conferenza diplomatica di Roma per l’adozione dello statuto della Corte penale internazionale, obiettivo congressuale fissato dal Partito Radicale quasi dieci anni prima - Non c’è Pace senza Giustizia avrebbe accreditato un numero di persone secondo solo ai funzionari delle Nazioni unite. Nell’estate del 1998, Olivier Dupuis, segretario del Partito Radicale, aveva lanciato un appello in decine di lingue per chiedere l’incriminazione di Slobodan Milošević da parte del Tribunale ad hoc per la ex-Jugoslavia (un altro obiettivo congressuale del Partito Radicale divenuto realtà), a ottobre Non c’è Pace senza Giustizia avrebbe organizzato una missione segreta nei Balcani per compilare l’atto d’accusa contro il presidente Jugoslavo. Nel 1998, Nessuno Tocchi Caino avrebbe ripreso le sue attività volte all’adozione di una risoluzione che invitava gli Stati membri delle Nazioni unite a proclamare una moratoria universale delle esecuzioni capitali concentrando le sue azioni sulla Commissione diritti umani di Ginevra che rispose positivamente.</span><br />
<br style="color: #222222; font-family: arial, helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;" />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Emma Bonino diventò la Commissaria europea più apprezzata, tanto che l’Economist la elevò a prototipo del rappresentante politico del futuro. L’ex-segretario del Partito Radicale Giovanni Negri lanciò la campagna “Emma for President” per promuovere una candidatura popolare per il Qurinale. All’inizio del 1999 nacque il Comitato radicale per la rivoluzione liberale e gli Stati uniti d’Europa di cui Cappato diventò il coordinatore - da quel comitato nacque l’idea della Lista Bonino per le elezioni europee di quell’anno e l’elaborazione di 20 quesiti referendari “liberali, liberisti e libertari”. Anche se solo 14 parlamentari votarono la Bonino come Presidente della Repubblica, la Commissaria Radicale volò nei sondaggi (e concorse a far eleggere il laico Carlo Azeglio Ciampi contro autorevoli esponenti della partitocrazia), la lista Emma Bonino raccolse l’8,5 percento dei consensi elettorali divenendo il secondo partito in buona parte dell’Italia del nord. I 20 referendum furono presentati in Cassazione il 20 settembre 1999 con una scenografia che ricordava la breccia di Porta Pia. Le oltre 12 milioni di sottoscrizioni furono possibili anche grazie all’alienazione dei gioielli di famiglia (Radio Radicale 2 e Agorà Telematica) vendute nella primavera del 1999 per far fronte agli ingentissimi costi di tre campagne politiche ed elettorali. Nel maggio di quell’anno la Procuratrice Louise Arbour del Tribunale per la ex-Jugoslavia incriminò Milošević per crimini contro l’umanità commessi in Kosovo anche grazie al contributo di Non c’è Pace senza Giustizia che aveva presentato il proprio lavoro al margine della conferenza di pace di Rambouillet.</span><br />
<br style="color: #222222; font-family: arial, helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;" />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Nel 2000 la Federazione russa accusò il Partito Radicale di sostegno ai terroristi ceceni e chiese che venisse revocata l’affiliazione che aveva con il Consiglio Economico e Sociale, ECOSOC, dell’ONU. La richiesta russa venne rigettata dalle Nazioni unite due giorni dopo l’uccisione in Georgia del giornalista di Radio Radicale Antonio Russo che raccontava le fasi finali del conflitto in Cecenia. Nel 2001 oltre 300 degar, popoli indigeni degli altopiani centrali vietnamiti, si iscrissero al Partito Radicale e da quell’anno il loro leader, Kok Ksor, avrebbe presto più volte la parola davanti alla Commissione diritti umani dell’ONU. Per questi motivi, nel 2002 il Vietnam chiese all’ECOSOC che il Partito Radicale venisse punito per il sostegno al secessionismo dei montagnard degli altopiani centrali del Vietnam. Come accaduto relativamente alla richiesta russa, nell’ottobre 2004, la plenaria del Consiglio rigettò la richiesta vietnamita dopo due anni di istruttoria.</span><br />
<br style="color: #222222; font-family: arial, helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;" />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Dal 2000 si fece sempre più pressante la necessità di un ritorno alla legalità statutaria del Partito che non teneva un vero congresso dal 1995; venne individuata la data della primavera del 2002 per la convocazione del Congresso e fu scelta Ginevra anche in onore delle attività all’ONU. Il congresso vide l’allargarsi della frattura tra Pannella e Olivier Dupuis che fu ricucita, ma solo temporaneamente, grazie alla convocazione di una seconda sessione congressuale a Tirana nel novembre dello stesso anno.</span><br />
<br style="color: #222222; font-family: arial, helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;" />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Nel frattempo entrò a far parte degli organi dirigenti del Partito, tra gli altri, Umar Khanbiev, già ministro della salute ceceno negli anni Novanta, mentre buona parte delle energie dei pochi che seguivano il Partito transnazionale, furono dedicate al progetto della cosiddetta Community of Democracies con l'intenzione di trasformarla in progetto politico col nome dell’Organizzazione delle e della democrazia. Una delegazione del Partito volò a Seoul immediatamente dopo il congresso di Tirana per partecipare a un incontro della Community. Il comitato ONU sulle ONG rifiutò la proposta del Partito Radicale di iscrivere l’uso di una “lingua internazionale ausiliaria” all’ordine del giorno dell’ECOSOC. Nelle fasi preparatorie del congresso del 2002 si recuperarono alcuni contatti anti-proibizionisti; tra questi, in particolare, quello del Professor Trebach frequentato ai tempi della fondazione della Lega Internazionale Antiproibizionista una decina di anni Novanta.</span></div>
perdukistanhttp://www.blogger.com/profile/04660416761919213007noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-561511106961026296.post-9722434381630577592018-10-11T14:32:00.000-07:002018-10-11T14:35:54.959-07:00introduzione e ringraziamenti<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Proprio come i miei genitori, Pannella non mi ha mai incoraggiato o promosso. Allo stesso tempo non mi ha mai bloccato in niente. Questa io la chiamo "meritocrazia", sicuramente understated ma altrettanto sicuramente un chiaro messaggio di fiducia in uno che considerava snob. </span><br />
<br style="color: #222222; font-family: arial, helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;" />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Fiducia che secondo me è stata ben riposta, anche perché è raro trovare un pannelliano ortodosso e disinteressato che riesca a cavarsela sempre da solo dovunque e con chiunque si trovi - ma questo è un altro discorso che non affronteremo.</span><br />
<br style="color: #222222; font-family: arial, helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;" />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">L'ultimo capitolo di questo libro s'intitola "E ora?" e affronta quale futuro aspetta chi vuole continuare a chiamarsi radicale dopo la morte di Pannella nel maggio del 2016. Ne suggerisco la lettura in coda a questi venti anni di memorie in giro per il mondo per il Partito Radicale. </span><br />
<br style="color: #222222; font-family: arial, helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;" />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 19.5px;">Buon viaggio!</span></div>
</div>
perdukistanhttp://www.blogger.com/profile/04660416761919213007noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-561511106961026296.post-80100098974449034422018-10-02T13:15:00.004-07:002018-10-02T13:15:30.790-07:00Lefkoşa <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Alzi la mano chi sa dove sia Cipro! Ma soprattutto chi ricorda quale diamine di problema politico preoccupi da decenni l’isola dove nacque Afrodite!
Fino al 2007 sarei stato tra quelli che, magari vergognandosene, avrebbero alzato la mano - non avrei saputo identificarla al volo se mi avessero sottoposto un "confronto all'americana" di isole mediterranee.<br />
<br />
Che ci fossero problemi m'era giunto all'orecchio, anche perché nel tempo libero a New York, come tutte le persone che si vogliono dare delle arie, leggevo Foreign Affairs e, nella mia memoria di bambino affascinato dalla TV, ricordavo nomi impossibili come Rauf Denktaş e Glafkos Clerides, ma quale fosse il motivo del contendere mi sfuggiva. E forse non solo a me.<br />
<br />
Nella tarda primavera del 2007, Pannella mi chiese di affacciarmi nel suo ufficio quando, di lì a poco, sarebbero arrivati dall'Ambasciata Turca a fargli visita - "Chiama anche (Maurizio) Turco". Per cortesia nei confronti dell'ospite l'incontro si svolse per buona parte in francese, conosciuto dal diplomatico turco, ma non dalla sua collega. Come si chiamasse il tipo non me lo ricordo, era arrivato da poco e non l'avrei più incontrato, la tipa invece si chiamava Çimen Keskin.<br />
<br />
Lui era turco turco, lei turco-cipriota.
</div>
perdukistanhttp://www.blogger.com/profile/04660416761919213007noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-561511106961026296.post-81245253098849276652018-09-30T13:15:00.002-07:002018-09-30T13:15:33.677-07:00Bananas for Democracy<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Secondo Mohandas Karamchand Gandhi, la cui data di nascita è stata scelta dalle Nazioni unite per celebrare la giornata mondiale per la non-violenza, un “mezzo giusto porta a un fine giusto”. Per il mingerlino ex avvocato indiano, la non-violenza era l'unica via possibile per arrivare all'indipendenza dell'India senza massacri.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">Se, per dirlca con Marco Pannella “i mezzi prefigurano i fini”, i movimenti civili che hanno caratterizzato la scena politica di Hong Kong da quando il territorio fu restituito alla Cina nel 1997 rappresentano un interessante (e purtroppo poco noto o studiato) esperimento di nonviolenza spontanea dalla caduta del Muro di Berlino. Dal 2011, infatti, nell’ex colonia britannica del mare cinese del sud s’è sviluppato un movimento senza una leadership personalistica e senza una precisa ideologia di riferimento che non fosse la richiesta di democrazia.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /><span style="background-color: white; color: #222222; line-height: 19.5px;">In base alla promessa fatta da Pechino di mantenere “due sistemi” ma “un paese”, promessa che finirà nel 2047, Hong Kong ha potuto sviluppare un sistema politico diverso da quello della Cina continentale. <i>La Basic Law</i> del territorio, l’equivalente della “costituzione”, prevede che la regione, escludendo le relazioni internazionali e la difesa, possa godere di un significativo grado di autonomia in molti aspetti della vita civile ed economica. Anche al fine di tutelare gli interessi economici, commerciali e finanziari che caratterizzano l’isola da oltre un secolo e mezzo, la magistratura è sostanzialmente indipendente e ha continuato a funzionare secondo il modello britannico della <i>Common Law</i>.</span></span></div>
perdukistanhttp://www.blogger.com/profile/04660416761919213007noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-561511106961026296.post-63200246763463338112018-09-30T06:46:00.002-07:002018-09-30T06:48:06.881-07:00I miei nipoti di Mubarak<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;">La cosa che ho sempre maggiormente apprezzato della politica radicale era ilfatto che diceva quel che veniva fatto e faceva quel che veniva detto. In politica si tende sempre a enfatizzare talmente tanto i propri meriti, o il proprio ruolo, che si rasentano i confini del millantato credito.</span><br />
<br />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;">A dir la verità, alla fin fine sono pochi in effetti in partiti o movimenti politici che possono rivendicare successi; tra questi i Radicali sicuramente possono vantarsi di conquiste di libertà e civiltà in Italia e altrove. Nei miei 20 anni passati a cercar di dar corpo alla poetica pannelliana, una delle più efficaci nel far tesoro vittorioso anche le sconfitte, mi è anche capitato di fare cose molte pubbliche e in pubblico, ma alcune anche in gran segreto. La più clamorosa è raccontata nel capitolo “the calling fields” di questo libro relativa all’incriminazione di Milošević davanti al Tribunale per la ex Jugoslavia, le altre, sicuramente di portata minore, son ricordate qui.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br style="color: #222222; line-height: 19.5px;" /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;">Nel 2005, Alessandro Litta Modignani, storico radicale di Milano e per un paio d’anni consigliere regionale lombardo per la Lista Bonino, aveva orchestrato la fuga di un pallavolista cubano durante una trasferta della nazionale di quel paese a Milano. Una macchina parcheggiata dietro il pullman della squadra, una maglietta della Juventus, e Xavier Augusto Gonzalez Pantòn, 22 anni, “alzatore” della nazionale di cubana di volley, non si presentò al match dov’era atteso.</span><br />
<br />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 19.5px;">Un fatto simile era già accaduto nel 2001 quando Ihosvani Hernandez (campione d’Italia nel 2000), Lionel Marshall, figlio dell’allora presidente della Federazione cubana di pallavolo, Jorge Luis Hernandez, Yasser Romero e Ramon Gato avevano deciso di restare in Italia durante una tournée della nazionale cubana nell’Europa del nord. In una conferenza stampa a Milano dichiararono di voler chiedere asilo politico nel nostro paese e di voler “continuare a giocare per la nostra nazionale, ma” dissero “per il bene proprio della nazionale cubana, crediamo che sia giusto darci la possibilità di disputare il miglior campionato del mondo, quello italiano. Il nostro gesto è un modo per far capire alle autorità sportive del nostro paese che vogliamo aprire un dialogo utile per tutti gli atleti cubani. Per questo non chiediamo lo status di rifugiati”.</span></div>
perdukistanhttp://www.blogger.com/profile/04660416761919213007noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-561511106961026296.post-57361576121149061622018-09-28T13:38:00.000-07:002018-09-28T13:41:33.327-07:00Nouakchott<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="line-height: 1.68; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="background-color: white; color: #444444; line-height: 1.68; text-align: left; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">L'ufficio di Marco Pannella non era più un ufficio. Al terzo piano di via di Torre Argentina a Roma, Pannella occupava la "saletta", un luogo che in passato aveva ospitato fumosissime e tesissime riunioni su tutto lo scibile umano utile e inutile, ma che da qualche anno era divenuta una via di mezzo tra un magazzino di libri e carte - Pannella si faceva stampare le agenzie almeno quattro volte al giorno insieme alle email e a schermate di dibattiti su forum online - una sala di controllo dove radio e TV erano sempre accese, spesso a volume elevati, e un </span><span style="background-color: white; color: #444444; font-style: italic; line-height: 1.68; text-align: left; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">fumoir</span><span style="background-color: white; color: #444444; line-height: 1.68; text-align: left; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">. </span></span><br />
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 1.68; text-align: left; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 1.68; text-align: left; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="color: #222222; line-height: 19.5px; white-space: normal;">Il tempo pareva seguire i ritmi di Pannella e non viceversa, chiunque era benvenuto, anche perché la porta era sempre aperta, si sapeva quando si entrava ma non quando si usciva.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px; white-space: normal;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px; white-space: normal;" /><span style="color: #222222; line-height: 19.5px; white-space: normal;">Col tempo, a occhio e croce 50 anni, negli uffici di Pannella sono entrate migliaia di persone con proposte, richieste, offerte, regali e tante altre cose che magari con la politica c'entrano meno. Pannella era probabilmente l'unico leader di partito, o parlamentare, sinceramente "open" come si deve dire oggi.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px; white-space: normal;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px; white-space: normal;" /><span style="color: #222222; line-height: 19.5px; white-space: normal;">Fino a quando la malattia non lo costrinse a letto, era totalmente accessibile a qualsiasi ora del giorno e della notte, non c'erano filtri di segreterie o "cerchi magici" - ti annunciavi e ti potevi accomodare. Tra i tantissimi a cui fu prestato orecchio nell’estate del 2010 ci fu Ivana Dama, una ragazza di Napoli sposata con un mauritano che raccontò a Pannella che nel suo paese esisteva ancora la schiavitù e che chi lottava perché questa venisse abolita era un nonviolento che si chiamava Biram.</span><br style="color: #222222; line-height: 19.5px; white-space: normal;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px; white-space: normal;" /><br style="color: #222222; line-height: 19.5px; white-space: normal;" /><span style="color: #222222; line-height: 19.5px; white-space: normal;">[continua]</span></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b style="font-weight: normal;"><br /></b>
</span><br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.68; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<div dir="ltr" style="line-height: 1.68; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<br /></div>
</div>
</div>
perdukistanhttp://www.blogger.com/profile/04660416761919213007noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-561511106961026296.post-90245735689639193242018-01-03T10:43:00.003-08:002018-12-20T02:04:17.970-08:00Questa storia dei soldi di Soros<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Non so di preciso come Emma Bonino e George Soros, coetaneo di Marco Pannella, si siano conosciuti, certo mi è che i contatti con Aryeh Neier, l'avvocato per i diritti umani che Soros coinvolse per creare l'Open Society Institute, risalgono all'inizio degli anni '90 quando l’OSI nasceva.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Il 28 maggio 1984, il miliardario di origini ungheresi e studi londinesi George Soros firmato un contratto tra la Fondazione Soros, di New York, e l'Accademia Ungherese delle Scienze, per avviare una serie di attività filantropiche per aiutare i paesi a allontanarsi dal comunismo. Nel 1991 ci fu un’ulteriore fusione, quella con la Fondation pour une Entrée Intellectuelle Européenne, affiliata al Congresso per la libertà culturale, creata nel 1966 per ispirare "scienziati non conformisti" dell'Europa orientale con idee anti-totalitarie e vicine al capitalismo. l’Open Society Institute è stato creato negli Stati Uniti nel 1993 per sostenere le fondazioni di George Soros nell'Europa centrale e orientale e nell'ex Unione Sovietica.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Il motivo dell’incontro tra la Bonino e Neier, che aveva un’esperienza quasi ventennale presso l’American Civil Liberties Union, ACLU, e che per 12 anni era stato il direttore di Human Rights Watch, che aveva contribuito a fondare nel 1978, era la giustizia penale internazionale. L’Amministrazione Clinton, con cui George Soros aveva un rapporto privilegiato, era stata cruciale per la creazione definitiva dei due Tribunali ad hoc per la ex-Jugoslavia e il Ruanda, non guardava con sfavore alla creazione di una Corte penale internazionale che all’epoca era anche chiamata “permanente”. Il sottosegretario deputato a seguire la questione era John Howard Francis Shattuck, anch’egli con un passato all’ACLU.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">I primi anni Novanta erano gli anni in cui gli slogan di trasnazionalizzazione del Partito Radicale diventarono campagne strutturate e, successivamente, vere e proprie associazioni “autonome ma non indipendenti” come soleva ripetere Marco Pannella. L’avanzamento del diritto penale internazionale era il core business di Non c'è Pace senza Giustizia che agiva perché i Tribunali ad hoc iniziassero finalmente a lavorare e si accelerasse il processo di creazione di quello che Pannella chiamava il “primo segmento di giurisdizione sovranazionale” - la Corte penale internazionale.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Fu proprio sulla necessità dell'istituzione di una Corte Penale Internazionale che Bonino e Neier costruirono un rapporto che, in pochissimo tempo, fece arrivare i primi finanziamenti dell’OSI a Non c'è pace senza giustizia. Per facilitare questo sostegno l’associazione si dette uno status legale negli Stati uniti e ottenere finanziamenti (esentasse) da cittadini e fondazioni USA. Fu dapprima incorporata nel District of Columbia e poi nello Stato di New York col nome di No Peace Without Justice.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Per statuto l’OSI non poteva finanziare partiti politici, donde i finanziamenti alle associazioni radicali, allo stesso tempo le fondazioni USA non possono dare soldi verso attività di lobby rivolte a qualsiasi assemblea legislativa o organo esecutivo.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Nell'agosto 2010, all’ottantesimo compleanno del suo fondatore, e a due anni dal crack finanziario, quello che era un “Institute” diventa una rete di fondazioni e il nome cambia in Open Society Foundations, anche per meglio riflettere il ruolo di finanziatore per gruppi della società civile in tutto il mondo.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Le Open Society Foundations, non fanno lobby al Congresso né altrove, hanno ‘funzionari’ o consulenti indipendenti (io lo sono stato in Italia per vari periodi dal 2015 al 2017 per questioni legate all’advocacy in materia di diritti dei migranti) che seguono i processi normativi, nazionali, regionali e internazionali e finanziano le attività di organizzazioni non governative che cercano di influenzare le politiche in determinati campi, ma non si interessano direttamente di far adottare leggi e/o di emendarle.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Alla fine del 2017 le dotazioni dell’Open Society Foundations sono di oltre $19,500.000.000, si tratta della terza fondazione privata al mondo dopo la Bill and Melinda Gates Foundation e il Wellcome Trust.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">George Soros, a quota americana, è stato iscritto al Partito Radicale all’inizio degli anni Novanta e di recente assieme alla moglie Tamiko Bolton.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Dal 1996 al 2017, con fasi alterne e obiettivi diversi, l'OSI ha invece finanziato in maniera significativa prevalentemente le attività di NWPJ, dal 2002 il sostegno si è ampliato ad altre associazioni radicali come la Lega Internazionale Antiproibizionista, l’Associazione Luca Coscioni, il Centro d’Ascolto e Radicali Italiani. I grant, mai a fondo perduto, hanno riguardato la promozione del diritto penale internazionale, la messa al bando delle Mutilazioni genitali femminili, la mappatura delle violazioni del diritto umanitario internazionale in zone di conflitto, la lotta ai matrimoni forzati, la rappresentazione delle minoranze nei media italiani, la promozione di una riforma antiproibizionista delle convenzioni ONU in materia di sostanze stupefacenti, la cannabis terapeutica e la legalizzazione della cannabis in Italia.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Per quanto mi concerne, i progetti da me scritti, promossi o diretti dal 1996 ammontano a circa quattro milioni di dollari, tutti sempre regolarmente e trasparentemente rendicontati.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Pannella, che con Soros parlava in francese, richiedendo al secondo l’intervento di interpreti, ha sempre insistito perché non venissero presentati al finanziere filantropo progetti specifici: per Pannella il progetto a cui Soros doveva interessarsi, se non appassionarsi, era il Partito Radicale. Secondo Pannella qualcuno con la storia personale di Soros “poteva” - anzi “doveva” - arrivare a capirlo.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Per quanto ne sia ispiratore e finanziatore unico, il rapporto tra George Soros e l'Open Society si “limita” all’individuazione delle priorità e la ricerca del suo direttore e quella dei membri del board generale, tra questi da qualche anno c’è anche Emma Bonino, il board non un è da intendersi come un consiglio di amministrazione, piuttosto una sorta di comitato di saggi formato da esperti di vari temi tutti con competenze e sensibilità internazionali. Le decisioni sui finanziamenti vengono demandate ai vari dipartimenti che hanno una dotazione designata per il raggiungimento degli obiettivi prefissi dalla Fondazione. Per ottenere i soldi le ONG devono presentare progetti dettagliati e argomentati che devon esser nel solco della promozione di una società aperta, inclusiva e cosmopolita.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Dalla fine degli anni Novanta, su richiesta di Pannella, Soros ha anche prestato soldi per campagne elettorali - tutti puntualmente restituiti magari a tassi agevolati. I soldi non erano naturalmente prestati a Pannella ma all'Associazione Politica Nazionale Lista Marco Pannella. A mia conoscenza il primo prestito, di un milione e mezzo di dollari, avvenne nel 1999 per la campagna elettorale per le europee di quell’anno, l’anno in cui la lista Pannella cambiò denominazione sulla scheda chiamandosi Lista Emma Bonino.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Personalmente ho incontrato Soros due volte assieme a Emma Bonino la prima nel 2002 quando stavamo per rilanciare la Lega Internazionale Antiproibizionista la seconda per parlare più in generale di quello che il Partito Radicale faceva. Prima del secondo incontro sentii Pannella per telefono che mi suggerì di far notare a Soros che investire in nonviolenza in Italia poteva avere un senso visto che, grazie ai Radicali, come nel caso della legalizzazione del divorzio e ancora più dell’aborto, questa era riuscita là dove molte azioni politiche tradizionali non erano state efficaci. Per affrontare con dovizia di particolari certi argomenti occorrerebbe avere del tempo e un solo obiettivo, Soros ascoltò ma eravamo a pochi mesi dall’attacco USA in Iraq e la sua attenzione ad altro che non fosse quello era piuttosto limitata...</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Nel 2012, dopo venti anni di onorato servizio, Christopher Stone, professore di diritto ad Harvard, ha sostituito Aryeh Neier alla presidenza 1993 al 2012. Nel 2016, l'OSF ha subito un cyberattacco e molti suoi documenti, ivi compresa la corrispondenza interna, son stati pubblicati da un sito Web. Da alcuni questo attacco è stato descritto come simile ai cyberattacchi russi collegati ad altre istituzioni, come il Democratic National Committee. Tra i documenti c’erano anche alcuni memo da me scritti negli anni in cui ho collaborato come consulente indipendente per OSF.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">A cosa sono serviti i soldi che l’Open Society ha dato alle associazioni radicali? Per quanto mi riguarda, e per quel che ho visto accadere in questi 20 anni anche in operazioni in cui non ero direttamente coinvolto, quei soldi son sempre stati utilizzati per fare politica liberale radicale nazionale e transnazionale a tutto tondo. A volte con successi indiscutibili. Chi sostiene, o insinua, il contrario non sa di cosa parla o sposa le teorie di costruzione di fake news che, tra le altre cose, prevedono “George Soros” tra le parole chiave per far divenire sospetto chiunque vi sia affiliato.</span><br />
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span>
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perdukistanhttp://www.blogger.com/profile/04660416761919213007noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-561511106961026296.post-7656818423026590572015-08-23T12:31:00.000-07:002015-08-23T12:31:17.660-07:00Presentazione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Nell'estate del 2014, a 14 anni dai fatti, nel libro <a href="http://operazioneidigov.blogspot.it/2014/12/operazione-idigov-come-il-partito.html">Operazione Idigov</a>, edito da Reality Book, ho raccontato come in sei mesi di frenetica attività politico-diplomatica alle Nazioni Unite, il Partito Radicale sconfisse la richiesta di espulsione dall'ONU presentata dalla Federazione Russa di Putin. </span></span><br />
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<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Nella primavera del 2000, il parlamentare ceceno Akhyad Idigov aveva denunciato i massacri commessi in Cecenia dall'armata russa davanti alla 56esima sessione della Commissione diritti umani di Ginevra. E lo aveva fatto a nome e per conto del Partito Radicale che dal 1995 è formalmente affiliato al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, ECOSOC.<br /><br />Operazione Idigov è tre libri in uno: una memoria personale, un pezzo di storia del Partito Radicale e un manuale di lobby. La combinazione di questi tre livelli lo ha fatto diventare un testo non eccessivamente sgradevole alla lettura di chi non è Radicali o non fa o segue la politica. </span></span><br />
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<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Nel giro di poche settimane dall'uscita, ancor prima che iniziassi a girar l'Italia per presentarlo, mi sono arrivati messaggi di ringraziamento per aver finalmente raccontato alcune iniziative Radicali transazionali - a dir la verità una -, commenti di Radicali noti e ignoti che in parte ricordavano i fatti, in parte li aveveno sentiti raccontare per radio, ma anche entusiasmo di giovani che avevano da poco scoperto il Partito Radicale. </span></span><br />
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<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Qualche esagerato s'è fatto sfuggire anche affermazioni di orgoglio Radicale... Tutte queste lusinghe mi hanno spinto al bis. </span></span><br />
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<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Un bis annunciato visto che Operazione Idigov finisce così:</span></span><br />
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<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Ginevra, 16 aprile 2002 (ore 10.30)</span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"> A: Marco Perduca </span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Da: Segreteriato Commissione diritti umani </span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Oggetto: richiesta avvio procedura contro Prt da parte del Vietnam<br /> </span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Signor Perduca,<br /> </span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Voglia trovare qui sotto la lettera del Rappresentante permanente della Repubblica socialista del Vietnam presso le Nazioni Unite di Ginevra indirizzata al Presidente della 58esima sessione del-la Commissione diritti umani.<br /> </span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">“Presidente, vorrei portare alla Sua attenzione la presenza illegale, alla sessione della Commissione in corso, di un gruppo terrorista che ha sempre ammesso di esser stato reclutato dalla CIA e dall’esercito degli Stati Uniti per combattere contro il regime del Vietnam. Il nome dell’organizzazione è Montagnard Foundation, Inc., rappresentata dal signor Kok Ksor.<br /> </span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">La partecipazione di questo gruppo terroristico alle riunioni del- la Commissione di Ginevra, grazie al Partito Radicale Transnazionale, è una chiara violazione della risoluzione 1996/31 del Consiglio economico e sociale e motivo di cagione per i lavori della Commissione stessa. Si tratta di un cattivo uso delle opportunità offerte alle ONG dalla Commissione da parte di un gruppo che non è qualificato a prender parte ai lavori di quell’organo delle Nazioni Unite. Tale censura è stata chiaramente affermata dal Like-Minded Group, l’Asian Group e alcune delegazioni durante la discussione del terzo punto dell’agenda dei lavori di questi giorni.<br /> </span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Le chiedo, in qualità di presidente della Commissione, di prendere tutte le misure necessarie per prevenire la partecipazione del summenzionato gruppo a tutte le riunioni della Commissione e di far cancellare immediatamente l’incontro convocato dal Prt e previsto per il 15 aprile 2002 nella sala XXII dalle 13.00 alle 15.00. Le chiedo inoltre che questa mia lettera venga allegata ai documenti ufficiali della 58esima sessione della Commissione diritti umani.<br /> </span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Distinti saluti,<br /> </span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Amb. Nguyen Quy Bing<br /></span></span></div>
perdukistanhttp://www.blogger.com/profile/04660416761919213007noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-561511106961026296.post-56822490285546091862015-08-16T10:08:00.000-07:002015-08-16T10:08:00.814-07:00Segnaliamo soprattutto la parte relativa a un'apertura di @radicalparty verso gli Stati Uniti<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Per tutti gli anni Novanta, al Partito Radicale si archiviavano i documenti in un sistema di comunicazione telematico interno garantito dalla conferenze della BBS Agorà Telematica. Il testo della lettera di <a href="http://farnesinaradicale.blogspot.it/2015/08/tutto-comincio-cosi.html">quel 26enne fiorentino</a> fu "inserita" in una di quelle conferenze da Paola Caridi, oggi giornalista <i>free lance</i> che collabora con le pagine culturali del <i><a class="mw-redirect" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Il_Sole24Ore" title="Il Sole24Ore">Sole24Ore</a></i>, <i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Famiglia_Cristiana" title="Famiglia Cristiana">Famiglia Cristiana</a></i>, <i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Terra" title="Terra">Terra</a></i>, <i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Il_Fatto_Quotidiano" title="Il Fatto Quotidiano">Il Fatto online</a></i>, <i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Limes_%28rivista%29" title="Limes (rivista)">Limes</a></i> e alcuni giornali del <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Gruppo_Editoriale_L%27Espresso" title="Gruppo Editoriale L'Espresso">Gruppo Editoriale Espresso-Repubblica</a>. La Caridi inserì la mia lettera il 20 gennaio 1994 con questa presentazione: "Quella che segue è una lettera arrivata alla prode segreteria negli scorsi giorni. La inseriamo perché il suo estensore, Marco Perduca, 26 anni, laureato in lingue e ora iscritto alla Facoltà di Scienze Politiche di Firenze, è una persona che dimostra di essere decisamente ben informata sul PR. Dote rara, vista la difficoltà di ricevere informazioni, se non attraverso le nostre pubblicazioni e Radio Radicale. Segnaliamo soprattutto la parte relativa a un'apertura del PR verso gli Stati Uniti."</span></span><br />
<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></span>
<span style="color: #f3f3f3;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Non conosco Paola Caridi, ma spero che qualcuno le segnali questo post.</span></span></div>
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